
Gli sport rotellistici rappresentano un mondo ricco di sfumature, dove tecnica, creatività, adrenalina e spirito di squadra si incontrano. Dal pattinaggio artistico alla corsa su pattini, dall’hockey allo skateboarding, tutte queste discipline condividono la stessa voglia di esprimersi e di crescere attraverso lo sport.
In Puglia, la FISR (Federazione Italiana Sport Rotellistici) è una realtà in costante crescita: attraverso le sue molteplici specialità promuove non solo la pratica sportiva, ma anche valori fondamentali come la passione, la collaborazione e la formazione dei giovani.
In questa intervista, la Presidente FISR Puglia, Valentina Calò, racconta le caratteristiche delle diverse discipline, le sfide del territorio e le opportunità che il mondo delle rotelle offre a bambini, giovani e adulti.
La FISR raccoglie discipline molto diverse tra loro: dal pattinaggio artistico all’hockey, dalla corsa allo skateboarding. Qual è il filo comune che le unisce?
Penso che, come per tutte le Federazioni, il filo conduttore sia la passione. Sono sport molto diversi tra loro — basti pensare che nella stessa Federazione convivono discipline individuali e di squadra, con metodologie e tecniche completamente differenti — ma ciò che li accomuna è proprio la passione. Una passione autentica, perché si tratta di discipline non comuni, che attraggono atleti e appassionati davvero motivati, con un forte desiderio di dedicarsi alle attività rotellistiche.
Il pattinaggio artistico e il freestyle esaltano la creatività e l’espressione personale. Quanto sono praticati in puglia e che tipo di ragazzi e ragazze si appassionano di più a queste discipline?
Il pattinaggio artistico è, tra le discipline della nostra Federazione, quella più praticata in Puglia. Contiamo circa ottanta società sul territorio regionale: possono sembrare poche, ma se consideriamo che la corsa ne conta una decina e il freestyle due o quattro, il dato è significativo. Nel pattinaggio artistico i bambini iniziano molto presto, già dai 3 o 4 anni, mentre nel freestyle l’età di ingresso è un po’ più alta, intorno ai 10-12 anni. Il freestyle è in forte crescita: è una disciplina molto urban, libera e divertente, che sta avvicinando molti giovani. Pur richiedendo solide basi tecniche, è più “libero” rispetto al pattinaggio artistico, che invece segue canoni e regole molto precisi e richiede anche un impegno fisico più specifico.
Il pattinaggio corsa è una disciplina seguita anche nella nostra regione, con società e atleti attivi su pista e su strada. Quali qualità sviluppa chi la pratica e cosa la rende così affascinante per i giovani?
Negli ultimi quattro anni in Puglia abbiamo assistito a una grande crescita. Prima del Covid eravamo pochissimi: ai primi campionati regionali partecipavano appena 20-25 atleti, mentre all’ultimo eravamo circa 180. Molti ex pattinatori si sono riavvicinati al settore e hanno fondato nuove società, e questo è un segnale molto positivo.
Il fascino del pattinaggio corsa è nella velocità, nella sensazione di “volare” sui pattini. Sia in pista che su strada — spesso gli atleti praticano entrambe — servono forza fisica e potenza, ma soprattutto la passione per la velocità. È una disciplina aperta a tutte le età: si inizia da piccoli, anche a 5-6 anni, ma ci sono anche master di 50, 60 o 70 anni.
L’hockey su pista e quello inline hanno un forte spirito di squadra: quali altri insegnamenti porta uno sport come l’hockey?
L’hockey, sia su pista che inline, è uno degli sport di squadra più diffusi in Italia. Come in tutti gli sport collettivi, insegna la collaborazione, la capacità di relazionarsi con gli altri, di condividere vittorie e sconfitte.
A differenza degli sport individuali, l’hockey sviluppa un forte senso di gruppo e il rispetto reciproco, insegnando a rapportarsi con qualsiasi tipologia di individuo — qualità fondamentali non solo nello sport, ma anche nella vita.
Lo skateboarding è parte della FISR ed è diventato disciplina olimpica: quanto interesse sta crescendo tra i più giovani e quali opportunità offre oggi in Italia?
Lo skateboard è, al momento, l’unica disciplina olimpica della nostra Federazione. Attira molto, anche perché nasce come sport “di strada”, di origine americana, e ha un fascino urban che piace ai giovani.
Un aspetto positivo è la sua accessibilità economica: per iniziare servono attrezzature che non hanno un costo eccessivo. È uno sport libero, praticabile ovunque — in strada o negli skate park, che stanno aumentando anche in Puglia. Molti Comuni si stanno avvicinando alla costruzione di skate park, anche se non sempre omologate e perfettamente adatte allo skate.
Secondo il mio parere, è uno sport che risponde a un bisogno importante dei ragazzi di oggi: muoversi all’aperto, stare su strada e allontanarsi dal tempo eccessivo davanti a computer e cellulari.
È una disciplina bellissima, molto spettacolare: basti pensare ai Mondiali di Roma, che sono stati un evento straordinario.
In Puglia il movimento è ancora piccolo, anche perché gli skater sono difficili da “incasellare” in società sportive: spesso si allenano da soli o in piccoli gruppi di amici. Ma al Centro e al Nord i numeri stanno crescendo, e speriamo che accada lo stesso anche da noi.
Per i bambini, iniziare presto con il pattinaggio significa sviluppare coordinazione, equilibrio e sicurezza nei movimenti: cosa diresti ai genitori che sono indecisi se avvicinarli a questo sport?
Le nostre attività non sono ancora molto diffuse a livello scolastico, ma la Federazione promuove numerosi progetti con gli istituti per diffondere la cultura rotellistica.
Ai genitori dico che sono una parte fondamentale del percorso: senza di loro nessun bambino potrebbe diventare atleta. Tuttavia, anche un genitore che conosce lo sport deve considerarsi “inesperto”, perché negli anni le dinamiche e i metodi di allenamento sono molto cambiati. Il pattinaggio — in tutte le sue forme — lavora su capacità coordinative e condizionali, contribuendo a uno sviluppo fisico armonico e completo. È uno sport consigliato anche da molti medici come attività propedeutica per correggere o limitare alcune problematiche fisiche. Ma soprattutto è divertente e magico: per i bambini la sensazione di “volare” sui pattini è unica. E se poi quella magia si trasforma in una carriera agonistica, tanto meglio.
Alcune discipline sembrano più “spettacolari” e altre più “impegnative”: cosa direbbe a un ragazzo o a un adulto che vuole iniziare ma non sa quale scegliere?
Dipende tutto dalla predisposizione personale.
Chi ama la danza, l’espressione corporea e predisposizione coordinativa e dinamica troverà nel pattinaggio artistico la disciplina ideale, anche se è più adatto ai bambini: richiede infatti anni di allenamento per ottenere risultati significativi.
Il freestyle, lo skate e la corsa piacciono a chi ama le sfide spericolate con curve a 30 o 35 chilometri orari che fanno sentire tutta l’adrenalina della velocità. Il freestyle, in particolare, offre una via di mezzo: con numerose specialità, richiede coordinazione motoria e musicalità. L’hockey, infine, è perfetto per chi vuole vivere lo sport come esperienza di gruppo, fatta di collaborazione, rispetto e spirito di squadra. È praticato anche da molti adulti, che trovano in questo sport un ambiente molto aggregante.
Quali benefici concreti ha visto nei praticanti — sul piano fisico, ma anche in termini di carattere, socialità e mentalità?
Tutte le discipline rotellistiche portano benefici visibili già dopo due o tre anni di pratica: migliorano la struttura muscolare e la maturità fisica.
Sul piano psicologico e sociale, aiutano a crescere: molti ragazzi timidi o riservati trovano attraverso l’hockey o la corsa un nuovo modo di esprimersi.
Poiché non sempre disponiamo di impianti e orari comodi, gli atleti imparano presto a organizzare la propria giornata tra scuola, allenamenti, vita lavorativa e impegni personali. Questo li rende più responsabili, determinati e organizzati.
Gli sport rotellistici insegnano ad affrontare le difficoltà senza aggirarle, a “prenderle di petto”. Chi li pratica sviluppa un carattere forte, energico e concreto, diverso da chi non fa sport o pratica discipline più flessibili dal punto di vista di orari e tecnico.
Se un ragazzo o una famiglia volessero cominciare oggi, qual è il primo passo da fare per entrare in questo mondo?
Il primo passo è affidarsi ad una società seria e qualificata: che rispetti quelle che sono le leggi della safeguarding, le leggi di tutela degli atleti e che si avvalga di istruttori professionali e professionisti, con brevetti e formazione solida alle spalle. Solo così si può garantire un’esperienza sportiva sicura e di qualità.
Gli sport rotellistici sono accessibili a tutti o ci sono discipline che richiedono un investimento più alto?
Tra le varie discipline, il pattinaggio artistico è certamente quella che richiede un impegno economico maggiore, sia per l’attrezzatura — i pattini hanno costi elevati — sia per abbigliamento e costumi di gara. Le altre discipline, invece, risultano generalmente più accessibili dal punto di vista economico.
Ha un ricordo o un episodio che rappresenta al meglio lo spirito del pattinaggio e della comunità FISR?
Ho un ricordo personale, ma che rappresenta anche un ricordo condiviso: due anni fa, nel pattinaggio artistico, è nato il Trofeo dei Primi Passi, all’interno del quale è stata istituita una giornata dedicata alla disabilità. In questa gara partecipavano ragazzi con diverse tipologie di disabilità — non vedenti, non udenti, con sindromi psicofisiche — con regolamenti adattati alle loro esigenze.
In quell’occasione, un ragazzo non vedente di 32 anni ha affrontato il percorso della gara utilizzando riferimenti sonori. È stato un momento straordinario: vedere un adulto praticare il pattinaggio artistico, e con una disabilità importante, ha mostrato quanto lo sport rotellistico sia capace di unire le persone e tirare fuori caratteristiche uniche negli atleti.
La rotellistica, infatti, sviluppa atleti energici, motivati e appassionati, capaci di affrontare sfide che sembrano impossibili, coniugando diverse caratteristiche in un unico atleta.
La FIRS, attraverso iniziative ed eventi, porta avanti progetti di inclusione. In che modo l’inclusione rappresenta oggi una parte integrante delle vostre attività e della vostra missione sportiva?
Da 3 anni è nato il nostro progetto di inclusione delle rotelle, con giornate dedicate alla disabilità all’interno di gare promozionali, in cui gli atleti partecipano con regolamenti adattati. La Federazione organizza inoltre corsi per adulti chiamati “Maestri Inclusivi”, pensati per formare tecnici in grado di insegnare e guidare ragazzi con disabilità principalmente nel pattinaggio, con qualche approfondimento anche su freestyle e corsa. Inoltre, vengono organizzati eventi con giornate dedicate a questi ragazzi, per favorire la loro inclusione attraverso lo sport.
Che messaggio vuol lasciare a chi non conosce ancora queste discipline e magari pensa al pattinaggio solo come a un passatempo?
Continuerei a lasciarlo pensare così. Il pattinaggio deve essere visto a 360 gradi: non si tratta solo di creare atleti agonisti o professionisti, ma anche di permettere a chiunque voglia divertirsi di stare sui pattini, di socializzare e di fare parte di un gruppo.
L’importante è che se ne parli: questo significa che non è più una disciplina in sordina. Anche vedere il personaggio sui pattini in una pubblicità per bambini, mostra che qualcosa si sta muovendo e che queste discipline stanno entrando nell’immaginario collettivo. Non serve necessariamente avere un indirizzo agonistico: l’essenziale è far conoscere lo sport, diffonderne la pratica e la cultura.
Per me, quindi, l'importante è proprio che se ne parli!